lunedì 10 novembre 2014

La leonessa e la palestra

Seconda puntata della rubrica "Psicologia umana applicata alle bestiuzze", serie che ha come fine ultimo dimostrare scientificamente che l'omo xe mona. 
Ecco la storia della leonessa e della palestra.

La leonessa si svegliò, come ogni giorno.
Uscì di casa, con l'intento di puntare la solita gazzella più sbonfa della clapa. Una dura mattinata di caccia, per portare a casa da mangiare per tutti.
Sulla strada, incrociò un'altra leonessa. Questa si stupì nel vederla ancora andare a caccia.

"Ma dai", le disse, "pensavo che ormai tutte andassero a comprarsi le gazzelle già disossate alla botega magnativa degli ippopotami. Mi vuoi dire che tu cacci ancora? Fai tutta quella fatica, quelle corse?"
"Certo", rispose la leonessa, "non avrei come pagare una gazzella già cacciata e disossata, in fondo è ciò per cui siamo nate, lo facciamo da sempre".
"Ah, ma come sei retrò", apostrofò l'altra. "Io mi sto recando giusto ora al mio lavoro. Spello banane agli scimpanzè, in modo che non debbano faticare a farlo loro. Seduta, tranquilla, tutto il giorno. Niente più fatica. Con quello che guadagno, poi, la sera mi compro la mia bella gazzella già disossata dagli ippopotami e così porto a casa da mangiare per tutti. Senza fare tutte le corse che fai tu e con anche qualche soldo che mi avanza."
"E cosa fai con i soldi che ti avanzano?", chiese la leonessa, curiosa.
"Ah, sai, da quando faccio questa vita sedentaria ho messo su un po' di culone e di gambazze. E quindi, nel tempo libero che mi rimane, posso pagarmi la palestra dei fenicotteri, e guarda che silhouette invidiabile che sfoggio!"
"La palestra dei fenicotteri? Ma è lontana! Devi camminare tantissimo per arrivarci!"
"Camminare? Ma scherzi? Posso permettermi anche di prendere il giraffabus senza problemi! Se voglio camminare poi vado sul tapiro-roulant, non sono mica scema!"

La leonessa proseguì sui suoi passi. Arrivò alla pozza d'acqua e si specchiò. E vide che la sua silhouette non aveva nulla da invidiare all'altra, anzi, era ben più prestante.
Si nascose tra l'erba, paziente.
Attese l'arrivo delle gazzelle.
Tese l'agguato, le rincorse, consumando le stesse calorie che l'altra leonessa avrebbe consumato la sera, in palestra.
Catturò la gazzella più sbonfa, la portò a casa, la disossò, e se la mangiò assieme alla sua famiglia.
Nel tempo libero che le rimase, mentre l'altra leonessa era impegnata nello zumba rassodante delle zebre, lei si godette lo spettacolo comico delle iene ridens, che da sempre intrattenevano tutta la savana in cambio degli avanzi dei loro pasti. Leoni, ghepardi, gazzelle, simiete, tutti assieme attorno al fuoco, in compagnia, nell'attesa di svegliarsi e affrontare il nuovo giorno.

Morale: a volte, sovrappensiero, rischiamo di affogare nel turbine delle necessità acquisite, forse perdendo di vista le cose di cui abbiamo veramente bisogno.



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